Sessualità femminile e trattamenti oncologici
Il tumore al seno è la neoplasia più comune a livello mondiale, con oltre due milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Grazie ai progressi delle cure, la sopravvivenza è aumentata, ma molte donne devono affrontare conseguenze fisiche, psicologiche e sessuali che incidono profondamente sulla qualità della vita. Tra queste, la disfunzione sessuale femminile (FSD) è particolarmente frequente, con studi che riportano una prevalenza fino all’86% nelle pazienti trattate con terapie endocrine.
Perché la sessualità è così spesso compromessa dopo una diagnosi di tumore?
Le terapie oncologiche (chirurgia, radioterapia, chemioterapia e trattamenti endocrini) modificano l’equilibrio ormonale e incidono su desiderio, eccitazione, lubrificazione e orgasmo. A ciò si aggiungono i cambiamenti dell’immagine corporea, la fatica cronica e la paura di recidiva, che contribuiscono a una riduzione della soddisfazione sessuale.
Quali sono i sintomi più comuni di disfunzione sessuale?
Le difficoltà più riportate sono:
- calo del desiderio,
- ridotta eccitazione,
- scarsa lubrificazione vaginale,
- dolore nei rapporti (dispareunia),
- difficoltà a raggiungere l’orgasmo.
Molte pazienti presentano più di un sintomo contemporaneamente, con conseguenze sulla vita di coppia e sulla percezione di sé.
Quanto è diffusa la disfunzione sessuale nelle pazienti oncologiche?
Le percentuali riportate in letteratura variano. Ecco qualche esempio:
- 73% secondo una meta-analisi internazionale,
- 55% in uno studio turco,
- oltre 80% nelle prime fasi di terapia endocrina,
- fino all’86% nelle pazienti sessualmente attive trattate con terapie endocrine.
Quali fattori aumentano il rischio di difficoltà sessuali?
Sono stati individuati i seguenti fattori:
- età ≤ 45 anni,
- stato menopausale,
- uso di agonisti LHRH e terapie endocrine adiuvanti,
- dissezione ascellare (intervento più invasivo),
- reddito più alto (probabilmente legato a maggiore consapevolezza e aspettative),
- presenza di sintomi depressivi.
Che ruolo ha la depressione?
La depressione colpisce fino al 30% delle pazienti con tumore al seno ed è fortemente associata a disfunzione sessuale. Le donne con sintomi depressivi hanno un rischio 3,3 volte maggiore di sviluppare difficoltà sessuali, con correlazioni negative in particolare con desiderio, lubrificazione e orgasmo.
Come incidono i diversi trattamenti?
- Terapie endocrine: fondamentali per ridurre il rischio di recidiva, ma responsabili di secchezza vaginale, dispareunia e riduzione della libido. In alcuni studi fino al 74% delle donne ha riportato problemi di lubrificazione e oltre il 50% dolore nei rapporti.
- Chemioterapia: provoca affaticamento, nausea e neuropatie. Tuttavia, chi riesce a mantenere una certa attività sessuale durante i trattamenti riferisce, a distanza di un anno, livelli più alti di desiderio, eccitazione e soddisfazione sessuale.
- Chirurgia: procedure più invasive, come la dissezione ascellare, sono associate a maggiori difficoltà sessuali, sia per i limiti fisici (rischio di linfedema, ridotta mobilità) sia per l’impatto sull’immagine corporea.
Ci sono differenze in base all’età e allo stato menopausale?
Le donne giovani riportano punteggi più alti di desiderio ma anche maggiore vulnerabilità alla disfunzione sessuale, probabilmente per l’impatto psicologico della malattia in una fase in cui la sessualità è particolarmente centrale. Le donne in pre- o peri-menopausa riferiscono una soddisfazione sessuale più alta rispetto a quelle in menopausa.
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Perché alcune donne diventano sessualmente inattive dopo la malattia?
Tra il 30% e il 60% delle sopravvissute dichiara di non essere più sessualmente attiva. Le motivazioni principali variano: nelle sopravvissute a tumori ginecologici prevalgono i problemi fisici (dolore, secchezza, cambiamenti corporei), mentre nelle donne in menopausa senza storia oncologica la ragione più frequente è la mancanza di un partner.
Quali conseguenze psicologiche ha l’interruzione della sessualità?
L’assenza di rapporti è spesso associata a sensazioni di perdita della femminilità, ridotta attrattiva percepita e sintomi depressivi. Non si tratta quindi solo di attività sessuale ridotta, ma di un vissuto emotivo che può amplificare la sofferenza psicologica e relazionale.
Restare sessualmente attive è sempre un vantaggio?
Non necessariamente. Alcune donne sperimentano frustrazione per i cambiamenti nella lubrificazione o nella capacità orgasmica. Tuttavia, dal punto di vista fisico, l’attività sessuale favorisce il flusso sanguigno e la lubrificazione, riducendo il rischio che i rapporti futuri diventino dolorosi.
E se una donna non si sente pronta a riprendere i rapporti?
È fondamentale rispettare tempi e desideri individuali. L’attività sessuale non è l’unica via: dilatatori, lubrificanti e idratanti vaginali possono aiutare a mantenere la salute dei tessuti. L’importante è che le pazienti siano informate di queste opzioni.
Perché le difficoltà sessuali sono spesso trascurate?
Molte donne riferiscono che nessuno ha discusso con loro dei rischi sessuali prima o durante i trattamenti oncologici. Questa mancanza di informazione riduce la capacità di affrontare i cambiamenti e influisce sull’autostima sessuale.
Cosa dovrebbero fare medici e sessuologi?
I suggerimenti che vengono dalla ricerca sono i seguenti:
- Normalizzare il tema della sessualità in oncologi
- Fornire informazioni chiare sulla sicurezza dei rapporti durante i trattamenti.
- Offrire strumenti pratici (lubrificanti, dilatatori, supporto psicologico).
- Coinvolgere, quando possibile, anche il/la partner nel percorso di adattamento.
Quali strategie possono migliorare la qualità della vita sessuale?
Questi sono i rimedi che emergono dalla ricerca:
- Discussione precoce dei possibili effetti collaterali.
- Uso di prodotti per la salute vaginale.
- Supporto psicologico mirato per ansia e depressione.
- Interventi riabilitativi o adattamenti della terapia, quando possibile.
- Promozione della comunicazione di coppia.
Cosa si può dire, in conclusione?
Si può dire che la sessualità dopo un tumore al seno o ginecologico va considerato come un aspetto complesso e personale, spesso compromesso dai trattamenti oncologici. La donna che mantiene una certa attività sessuale può favorire il suo benessere psicologico e fisico, ma non deve sentirlo come un obbligo. È fondamentale che la salute sessuale venga integrata nella cura oncologica, con ascolto, rispetto e strumenti adeguati per accompagnare le pazienti nel loro percorso di vita.
Dr. Walter La Gatta
Fonti Principali
Carpenter, K. M., Conroy, K., Black, L. L., Salani, R., & Lustberg, M. (2025). The relationship between sexual activity during chemotherapy and sexual functioning after treatment among females with breast and gynecologic cancer. Supportive Care in Cancer, 33(9), 818. https://doi.org/10.1007/s00520-025-09858-z
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Foto di Miguel Á. Padriñán