La dislessia: conoscerla e superarla

La dislessia: conoscerla e superarla

Ipnosi. Dr. Walter La Gatta

La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento che influisce sulla capacità di leggere, scrivere e comprendere testi in modo fluido e accurato.

Questo disturbo, che colpisce circa il 5-10% della popolazione mondiale, non è legato a deficit intellettuali o sensoriali, ma a una difficoltà nel processo di decodifica delle parole. Capire cosa sia la dislessia e come affrontarla è essenziale per supportare le persone che ne soffrono, soprattutto in contesti educativi e lavorativi. Approfondiamo l’argomento.

Che cos’è la dislessia?

La dislessia è un disturbo che riguarda la capacità di leggere correttamente e rapidamente. Nonostante chi ne soffra possa avere intelligenza e motivazione adeguate, la lettura può risultare lenta, imprecisa e faticosa. È importante sottolineare che la dislessia non è una malattia, ma una condizione neurologica che accompagna la persona per tutta la vita, influenzando in particolare il percorso scolastico e lavorativo.

Quali sono i sintomi principali?

I sintomi della dislessia possono variare notevolmente da persona a persona, ma alcuni segnali comuni sono i seguenti:
– Difficoltà nella lettura: lettura lenta, faticosa o imprecisa.
– Problemi nella scrittura: inversione di lettere, errori ortografici frequenti e difficoltà nella produzione di testi scritti.
– Scarsa comprensione del testo: difficoltà nel comprendere ciò che viene letto, anche se le parole sono decodificate correttamente.
– Difficoltà nel riconoscere le parole: problemi a distinguere rapidamente parole familiari o a riconoscere parole simili.
– Memoria a breve termine compromessa: difficoltà nel memorizzare informazioni lette o ascoltate.

Le difficoltà diventano più evidenti con l’aumentare delle richieste scolastiche.

Ipnosi. Dr. Walter La Gatta

La dislessia può influenzare altre abilità?

Si. Generalmente le difficoltà di leggere si accompagnano anche a difficoltà ortografiche, comprensione della matematica, abilità linguistiche. Ad esempio,
riconoscere i suoni nelle parole e mettere in relazione le lettere con i suoni che producono. Può anche rendere difficile combinare suoni per formare parole e pronunciare o “decodificare” le parole. Le persone con dislessia hanno inoltre difficoltà a comprendere ciò che leggono (comprensione della lettura).

La persona dislessica è meno intelligente?

No. La dislessia è una difficoltà che riguarda solo il linguaggio e dunque non l’intelligenza in generale. Le persone dislessiche possono infatti essere molto intelligenti e avere un ricco vocabolario cui attingere. Con il tempo e il giusto supporto possono imparare delle strategie per scrivere normalmente e, nei casi più gravi, anche imparare a parlare correttamente, collegando i suoni con le parole.

Dr. Walter La Gatta

 

Esistono vari tipi di dislessia?

Si. Esistono diverse forme di dislessia che si manifestano in modi differenti:
– Dislessia fonologica: difficoltà nel collegare i suoni alle lettere o gruppi di lettere, causando problemi nella lettura e scrittura delle parole.
– Dislessia superficiale: difficoltà nel riconoscere le parole visivamente, con una lettura lenta e difficoltosa.
– Dislessia mista: mix di difficoltà fonologiche e di riconoscimento visivo.

Quali sono le cause della dislessia?

La dislessia ha una base genetica e neurologica. Le ricerche mostrano che i soggetti dislessici presentano differenze strutturali e funzionali in alcune aree del cervello, in particolare nelle aree deputate alla gestione del linguaggio. Anche se l’esatta causa della dislessia non è ancora del tutto chiara, gli studi suggeriscono che si tratti di un disturbo ereditario, con una maggiore probabilità di manifestarsi se ci sono parenti affetti dallo stesso disturbo.

Cosa hanno mostrato gli studi sul cervello?

Gli studi di neuroimaging hanno dimostrato che le persone con dislessia tendono ad avere un’attivazione diversa nelle regioni del cervello coinvolte nella lettura, in particolare nella regione temporale sinistra, deputata all’elaborazione dei suoni linguistici, e nella corteccia occipitotemporale, associata al riconoscimento rapido delle parole. Queste differenze nell’attivazione cerebrale spiegano perché la lettura sia più lenta e difficoltosa per i dislessici.

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Quanto contano i fattori ambientali?

Anche l’ambiente può influire sull’evoluzione del disturbo. Per esempio, un ambiente ricco di stimoli linguistici e lettura fin dalla prima infanzia può aiutare a ridurre gli effetti della dislessia. Al contrario, la mancanza di un supporto educativo adeguato può peggiorare le difficoltà legate al disturbo.

Quali sono i primi segnali?

Il primo segnale di dislessia è la confusione nella lettura (il bambino legge invertendo lettere o grafemi, ad esempio leggendo ‘or’ al posto di ‘ro’, ‘cri’ al posto di ‘cir’, oppure sostituendo alcune lettere, come la ‘v’ al posto della ‘f’, la ‘b’ al posto della ‘d’ o omettendone altre).

A volte sono presenti anche difficoltà ad imparare le pause ed il ritmo della frase e le tabelline; può essere disturbata l’espressione verbale quando il bambino si trova a raccontare qualcosa che lo riguarda.

Come si diagnostica la dislessia?

La diagnosi della dislessia è un processo complesso che richiede la collaborazione di diverse figure professionali, tra cui neuropsichiatri infantili, psicologi e logopedisti. La valutazione avviene attraverso una serie di test standardizzati volti a misurare le capacità di lettura, scrittura e comprensione del linguaggio del soggetto.

Quando si può fare una diagnosi?

La diagnosi di dislessia non può essere effettuata prima dei sei anni, quando il bambino ha avuto sufficiente esposizione alla lettura e alla scrittura. Tuttavia, in molti casi, segni precoci di difficoltà linguistiche possono apparire già durante la scuola materna.

Dr. Walter La Gatta

Cosa possono fare i genitori di un bambino dislessico?

Per prima cosa si può ricorrere a semplici provvedimenti, come ad esempio concedere maggior tempo per l’esecuzione dei compiti, l’uso della calcolatrice e del computer. La videoscrittura può essere d’aiuto: i tasti del computer consentono di identificare meglio le lettere da digitare, per non parlare dell’utilizzo di software appositamente studiati per trattare i casi di dislessia.

Come superare la dislessia?

La dislessia è una condizione che può essere gestita con successo attraverso un approccio educativo personalizzato e interventi mirati. L’obiettivo non è “curare” la dislessia, ma piuttosto aiutare le persone a sviluppare strategie per affrontare le loro difficoltà e sfruttare i loro punti di forza.

Quali sono gli approcci educativi più indicati?

– Metodo fonetico: è uno dei metodi più efficaci, basato sull’insegnamento dei suoni delle lettere e dei loro gruppi, per aiutare i bambini a decodificare le parole. Programmi specifici come il metodo Orton-Gillingham si concentrano su un apprendimento multisensoriale e strutturato per facilitare la comprensione.
– Apprendimento multisensoriale: coinvolge l’uso di più sensi (vista, udito, tatto) per rinforzare le abilità di lettura e scrittura. Questo approccio è particolarmente utile per gli studenti con dislessia.
– Uso di tecnologia assistiva: strumenti digitali come software di lettura automatica o applicazioni di sintesi vocale possono aiutare i dislessici a leggere testi più velocemente e con maggiore comprensione.

Può essere utile ricorrere a un logopedista?

Si. Il/la logopedista è un operatore sanitario specializzato nell’educazione e nella rieducazione dei disturbi della voce, della parola e del linguaggio.

E’ indicato il supporto psicologico?

Si. La dislessia può influire sulla sfera emotiva del bambino, generando frustrazione, bassa autostima e ansia. È importante offrire un supporto psicologico per affrontare questi aspetti.

Perché è importante una diagnosi precoce?

Individuare la dislessia fin dalle prime fasi della vita scolastica può fare una grande differenza nel modo in cui il bambino affronta le difficoltà. Una diagnosi precoce consente agli insegnanti e ai genitori di adottare strategie mirate per sostenere l’apprendimento, prevenendo così il rischio di insuccesso o di abbandono scolastico.

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Cosa possono fare gli adulti dislessici?

Possono sviluppare tecniche compensative sfruttando i loro punti di forza in altri ambiti.

Dr. Walter La Gatta

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Foto di Artem Podrez