Risata, pianto e altre emozioni intense

Dr. Walter La Gatta

Nell’Odissea di Omero, un gruppo di uomini ride in modo incontrollabile poco prima di essere ucciso da Odisseo. Questa scena illustra come, già 3000 anni fa, si notasse la somiglianza tra la risata e il pianto quando le emozioni raggiungono un livello di intensità estrema. Questo spunto introduce la possibilità che tali espressioni siano legate a risposte motorie profonde e automatiche.

Riflessi difensivi e protezione corporea

Studiando i riflessi di protezione corporea nei primati, come il riflesso di sussulto e altri movimenti di blocco e ritiro (Graziano, 2018), attraverso registrazioni video e misurazioni muscolari, si sono osservate somiglianze tra questi riflessi e le azioni coinvolte nel sorridere, ridere e piangere (Graziano, 2008; Graziano, de Vignemont, Serino, Wong & Farnè, 2021). L’ipotesi è che le risposte difensive abbiano costituito un punto di partenza evolutivo per molte espressioni emotive.

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Vi sono due principali tipi di movimenti difensivi:

1. Riflesso di sussulto

Questo riflesso è una reazione istintiva e automatica a stimoli improvvisi, come un rumore forte o un movimento rapido vicino al viso. Studi pionieristici di Strauss negli anni ’20 (Strauss, 1929) hanno documentato i movimenti specifici associati a questa risposta:

– Contrazione della muscolatura attorno agli occhi, causando un battito di ciglia e una piega protettiva della pelle.
– Sollevamento delle guance e arricciamento del labbro superiore, che porta all’esposizione accidentale dei denti.
– Abbassamento della testa e sollevamento delle spalle, per proteggere il collo.
– Curvatura in avanti del busto e piegamento delle gambe per ridurre la superficie corporea esposta.
– Contrazione delle braccia verso l’interno, con le mani che si portano a protezione dell’addome o del viso.

Il riflesso di sussulto è estremamente veloce: i muscoli attorno agli occhi iniziano a contrarsi entro 5 millisecondi (Davis & Eaton, 1984; Koch, 1999). Questo riflesso è regolato dal tronco encefalico, che coordina la risposta senza coinvolgere aree superiori del cervello. Tuttavia, l’intensità dello sussulto varia in base allo stato emotivo: individui calmi mostrano una reazione minima, mentre soggetti ansiosi o sotto stress producono risposte amplificate (Grillon, 2008; Lang, Bradley & Cuthbert, 1990).

Dr. Walter La Gatta

2 Risposta difensiva complessa e il concetto di spazio peripersonale

A differenza del riflesso di sussulto, questa seconda risposta difensiva è più complessa e dipende dalla corteccia cerebrale. Coinvolge la rappresentazione neurale di un margine di sicurezza attorno al corpo, noto come spazio peripersonale (de Vignemont & Iannetti, 2015; di Pellegrino & Làdavas, 2015).

I neuroni peripersonali, studiati nei macachi e confermati negli esseri umani (Graziano et al., 1994; Rizzolatti et al., 1981), rispondono a stimoli che si avvicinano alla pelle, attivando una serie di movimenti protettivi. Per esempio, la stimolazione elettrica di specifici neuroni nel cervello dei macachi evoca azioni difensive precise:

– Chiusura immediata delle palpebre.
– Contrazione dei muscoli attorno agli occhi, causando strabismo protettivo.
– Sollevamento della pelle sulle guance e arricciamento delle labbra, esponendo i denti.
– Retrarre le orecchie (nei macachi) per proteggere il padiglione auricolare.
– Spostamento della testa lontano dalla minaccia.
– Sollevamento delle spalle e delle mani per proteggere il viso.

Questi movimenti difensivi possono essere attivati anche in soggetti anestetizzati, dimostrando che sono risposte neurali automatiche (Cooke & Graziano, 2004).

L’evoluzione delle espressioni emotive umane

L’elemento centrale dell’imitazione difensiva è l’idea che questi riflessi, inizialmente sviluppati per la protezione fisica, abbiano progressivamente assunto una funzione comunicativa. In altre parole, alcuni movimenti difensivi potrebbero essersi trasformati in segnali sociali.

Dr. Walter La Gatta

 

Il sorriso e la risata

L’esposizione accidentale dei denti superiori, inizialmente parte di un riflesso difensivo, potrebbe essersi evoluta in un segnale sociale positivo. Un’espressione originariamente legata alla paura o alla sottomissione potrebbe essere stata reinterpretata come un segno di affiliazione e gioco sociale.

Due principali tipi di riflessi proteggono la superficie corporea. La risposta di sussulto, mediata sottocorticalmente, si attiva entro 5 millisecondi dalla percezione di una minaccia. La risposta protettiva peripersonale, invece, dipende da una rete corticale di neuroni peripersonali e si attiva entro 30 millisecondi. Questi due meccanismi operano in sinergia e costituiscono la risposta iniziale involontaria di protezione del corpo.

Azioni difensive e segnali sociali

Le azioni difensive possiedono tre caratteristiche che le rendono rilevanti nell’evoluzione dei segnali sociali (Graziano et al., 2021). Innanzitutto, sono facilmente osservabili dagli altri individui. In secondo luogo, trasmettono informazioni sullo stato interno di un animale, come lo stress e l’ansia. Infine, essendo cruciali per la sopravvivenza, non possono essere soppresse senza rischi. Queste caratteristiche si applicano sia ai riflessi di sussulto a breve latenza che ai meccanismi dello spazio peripersonale a lunga latenza.

Consideriamo due scimmie ipotetiche, A e B. Se la scimmia A viene attaccata dalla scimmia B, reagirà inizialmente con un riflesso di sussulto, seguito da movimenti difensivi più specifici, come il blocco e il ritiro. La reazione difensiva sarà visibile alla scimmia B, e la sua intensità può variare: una risposta lieve può manifestarsi con tensione muscolare e increspature della pelle intorno agli occhi, mentre una risposta più marcata può coinvolgere l’intero viso e comportare movimenti come abbassarsi o curvarsi.

La scimmia B può sfruttare queste informazioni. Sebbene la risposta difensiva sia un riflesso, la sua intensità è modulata dallo stato emotivo dell’animale, dalle esperienze recenti e dalla percezione del rischio. Una reazione difensiva debole indica che la scimmia A è in uno stato di bassa paura e probabilmente ha un alto status gerarchico. Al contrario, una reazione più intensa segnala stress e vulnerabilità, suggerendo una posizione sociale inferiore o una storia di sconfitte. In questo modo, la scimmia A sta involontariamente trasmettendo informazioni utili su di sé, creando le condizioni per l’evoluzione di un segnale sociale.

L’evoluzione dei segnali negli animali è stata interpretata attraverso due teorie principali. Le teorie basate sulle informazioni suggeriscono che i segnali si evolvano per trasferire informazioni tra individui (Font & Carazo, 2010; Seyfarth et al., 2010; Slocombe & Zuberbühler, 2007). Al contrario, le teorie non basate sulle informazioni affermano che i segnali si evolvano per influenzare direttamente il comportamento degli altri (Dawkins & Krebs, 1978; Owren & Rendall, 1997; Rendall et al., 2009).

Nel caso del comportamento difensivo, si possono ipotizzare due processi evolutivi: da un lato, la capacità di rispondere ai segnali informativi può essere vantaggiosa per l’evoluzione del ricevente; dall’altro, una volta che il ricevente ha sviluppato una risposta specifica, l’evoluzione può selezionare segnali che influenzano direttamente il comportamento dell’altro individuo.

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L’evoluzione del sorriso

Una spiegazione ampiamente accettata dell’origine del sorriso lo collega a un segnale di sottomissione o affiliazione, noto come “mostra silenziosa dei denti” (Beisner & McCowan, 2014; De Marco & Visalberghi, 2007; Preuschoft, 1992; Thierry et al., 1989; von Hooff, 1962). Tuttavia, un’altra ipotesi suggerisce che il sorriso derivi da un riflesso difensivo esagerato.

Se la scimmia B si avvicina minacciosamente alla scimmia A, questa può rispondere con una reazione difensiva ampia, segnalando il proprio status inferiore e riducendo la probabilità di un attacco. Se la scimmia B possiede un meccanismo neurale per rilevare tali segnali, potrebbe ridurre l’aggressività di fronte a una risposta difensiva pronunciata. Questo schema potrebbe aver favorito l’evoluzione di un segnale sociale specifico: un’espressione mimica difensiva, più visibile e prolungata rispetto a una semplice reazione riflessa. Nel tempo, questo comportamento potrebbe essersi raffinato in un’espressione sociale adattata a ridurre il conflitto.

Negli esseri umani, il sorriso coinvolge principalmente i muscoli intorno agli occhi (sorriso di Duchenne), che si contraggono in modo simile a una reazione riflessa a una luce intensa. Questo suggerisce che il sorriso potrebbe essersi evoluto come un’imitazione amplificata di una risposta difensiva, divenendo un segnale sociale utile per attenuare l’aggressività negli altri.

L’evoluzione della risata

Anche la risata potrebbe avere origini simili. Le grandi scimmie mostrano una “faccia da gioco a bocca aperta” durante il gioco sociale, spesso accompagnata da suoni ripetitivi simili a sbuffi (Cordoni et al., 2016; Darwin, 1872; Henry & Herrero, 1974; Jolly, 1966; Palagi, 2008, 2009; Preuschoft, 1992; Ross et al., 2010; von Hooff, 1962). Negli scimpanzé, il solletico evoca una reazione simile a una risata umana.

La risata intensa negli esseri umani include contrazioni muscolari intorno agli occhi, sollevamento delle guance, inclinazione del busto in avanti e suoni ritmici. Questi elementi ricordano una risposta difensiva esagerata e prolungata. Potrebbe dunque essersi evoluta come un segnale sociale per regolare l’interazione sociale e facilitare il gioco, rafforzando i legami interpersonali.

L’origine della risata è stata oggetto di diverse ipotesi, con particolare attenzione all’interazione sociale, al gioco e al valore di ricompensa della risata. Si distinguono due tipi di risata: spontanea e volitiva. La prima si presume sia emersa milioni di anni fa, mentre la seconda rappresenterebbe un’evoluzione culturale della prima. Tuttavia, le teorie esistenti si concentrano prevalentemente sul suono vocale, trascurando gli aspetti fisici che accompagnano la risata.

Una prospettiva alternativa suggerisce che la risata, in particolare quella evocata dal solletico, abbia avuto origine come un meccanismo difensivo durante il gioco di lotta. Nei mammiferi, il gioco di lotta affina le capacità motorie e di combattimento, ma richiede segnali sociali per evitare danni reali. Durante un attacco ludico, le reazioni difensive visibili del soggetto colpito possono segnalare sia la riuscita dell’attacco sia il rischio di oltrepassare una soglia critica. Con il tempo, l’evoluzione avrebbe modellato la risata come un’esagerazione di queste reazioni difensive, servendo a regolare il gioco e a rafforzare i comportamenti efficaci.

La componente vocale della risata potrebbe essersi sviluppata per aumentarne l’efficacia comunicativa, permettendo di segnalare immediatamente all’altro giocatore l’intensità dell’interazione. Questo meccanismo avrebbe poi trovato applicazioni più ampie nei contesti sociali, diventando uno strumento di rinforzo positivo o, in alcuni casi, un mezzo per segnalare disprezzo o fallimento sociale.

Anche il pianto è stato studiato come segnale sociale, sebbene meno approfonditamente rispetto alla risata. Un aspetto distintivo del pianto umano è la produzione di lacrime, che sembra unica nella nostra specie. Si ipotizza che il pianto sia un’evoluzione del grido di distress infantile, mantenuto nell’età adulta come segnale per sollecitare conforto. La sua espressione fisica, con posture difensive e contrazioni muscolari, suggerisce una possibile origine comune con le reazioni difensive a un attacco. In questo senso, il pianto potrebbe essersi sviluppato come strumento per favorire la riconciliazione dopo un conflitto sociale, incentivando il conforto e il mantenimento dei legami all’interno del gruppo.

Sebbene questo modello non spieghi tutta la comunicazione sociale umana, suggerisce che i riflessi difensivi abbiano avuto un ruolo cruciale nell’evoluzione delle espressioni emotive e delle interazioni sociali, potenzialmente più marcato negli esseri umani rispetto ad altre specie.

Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Fonte
Graziano MSA. The origin of smiling, laughing, and crying: The defensive mimic theory. Evolutionary Human Sciences. 2022;4:e10. doi:10.1017/ehs.2022.5

Immagine

Foto di Guerrero De la Luz: https://www.pexels.com/it-it/foto/toelettatura-sociale-di-gruppo-di-scimpanze-nell-habitat-naturale-31389938/

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