Educazione sessuale: quale linguaggio, quali contenuti
L’educazione sessuale è un tema fondamentale per la crescita e il benessere degli individui, ma il suo successo dipende molto dalla qualità del linguaggio e dei contenuti proposti. Affrontare l’argomento con sensibilità, accuratezza e rispetto per la diversità aiuta a promuovere una comprensione sana e positiva della sessualità. Cerchiamo di saperne di più.
C’è differenza fra informazione sessuale e formazione sessuale?
Si. L’educazione sessuale viene spesso scissa in:
- aspetti relativi all’‘informazione’ (insieme delle cognizioni)
- aspetti relativi alla ‘formazione’ (insieme delle norme).
I responsabili dell’educazione (genitori, insegnanti, catechisti) si sono sempre garantiti la ‘formazione’, per avere un maggior controllo sulle scelte pedagogiche, lasciando agli ‘specialisti’ la sola ‘informazione’ che, essendo espressa in termini scientifici, può anche spingersi in territori più spinosi.
In questo modo però ogni ‘specialista’ parla del sesso solo secondo una prospettiva e lo fa diventare “solo” contraccezione, “solo” fantasia, “solo” condotta, salvo poi osservare che, nella pratica, questi specialisti spesso sconfinano dai loro campi di studio, ingenerando ancora più confusione, come quando lo psicologo si mette a fare il moralista, o quando il moralista si mette a fare lo psicologo.
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Quale linguaggio scegliere per l’educazione sessuale?
Un approccio efficace all’educazione sessuale prevede l’uso di un linguaggio adatto all’età e alla fase di sviluppo di chi ascolta:
– Infanzia e pre-adolescenza: in questa fase, il linguaggio deve essere semplice, privo di dettagli eccessivi e incentrato su concetti di base come il rispetto del corpo, i limiti personali e le prime nozioni sulle differenze biologiche. Il consiglio è quello di utilizzare termini corretti per descrivere le parti del corpo e le funzioni, evitando eufemismi, volgarità o linguaggi eccessivamente ricercati.
– Adolescenza: in questa fase i contenuti dell’educazione sessuale diventano più complessi: vengono introdotti concetti come la contraccezione, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST), il consenso, l’autonomia e l’identità sessuale. È importante usare un linguaggio aperto e non giudicante, favorendo una comunicazione che stimoli il dialogo e le domande, così da offrire informazioni chiare e affidabili.
– Adulti: per l’educazione sessuale degli adulti, il linguaggio può essere diretto e completo, affrontando anche temi di complessità maggiore come la sessualità in età avanzata, i disagi sessuali, e la salute sessuale in termini più ampi.
Cosa si intende per linguaggio inclusivo e rispettoso?
Si intende che l’educazione sessuale deve tenere conto della diversità e promuovere l’inclusione attraverso un linguaggio adeguato, ovvero che rispetti tutte le identità e orientamenti, senza assumere automaticamente l’eterosessualità o il binarismo di genere come “normalità”. Vanno evitati inoltre tutti gli stereotipi e i termini che possono essere percepiti come discriminatori o stigmatizzanti.
Quali argomenti vanno trattati per parlare di salute e sicurezza nella vita sessuale?
In questo caso gli argomenti riguardano la contraccezione, le malattie sessualmente trasmissibili e la prevenzione degli abusi sessuali con informazioni pratiche e aggiornate.
Quali argomenti affrontare per parlare del consenso e dei limiti oltre i quali non è possibile spingersi?
Occorre spiegare in modo chiaro cosa significa consenso e il valore dell’ascolto dei propri bisogni e dei limiti altrui. Il consenso dovrebbe essere presentato come un requisito fondamentale per una relazione sessuale sana, enfatizzando l’importanza del rispetto reciproco.
Quali argomenti si possono affrontare per parlare delle emozioni vissute nella sessualità?
Si possono trattare temi come l’affettività, la comunicazione nei rapporti, la gestione delle aspettative e dei conflitti.
Come rispondere alle domande?
Chi si occupa di educazione sessuale deve essere aperto ad ascoltare e rispondere alle domande senza pregiudizi, anche quando sono imbarazzanti o difficili. Questo è fondamentale per costruire un ambiente di fiducia.
I contenuti trasmessi possono essere influenzati da credenze, giudizi, esperienze personali?
Assolutamente no. I contenuti dell’educazione sessuale devono essere oggettivi, dettagliati e non influenzati da credenze o giudizi morali.
Perché parlare di sesso non è facile?
Perché la sessualità umana, così tanto influenzata dai fattori culturali, si esprime soprattutto in una dimensione simbolica, fatta di allusioni, di ambiguità, di paradossi. Essa passa attraverso ciò che è appena intravisto, appena accennato, appena mostrato. Il linguaggio tecnico che normalmente si utilizza per l’educazione sessuale, che tenta di rendere trasparente la realtà, ha spesso l’effetto di devitalizzare l’universo simbolico in cui essa è iscritta, per cui alla fine dice sulla sessualità, ma non della sessualità e consente più un ‘sapere’ che un vero ‘conoscere’.
Come si fa a parlare della sessualità come parte normale e naturale della vita?
E’ importante utilizzare storie, esempi e situazioni realistiche che possano fungere da modelli positivi, sia per quanto riguarda le relazioni, sia per la conoscenza di sé.
Esiste un linguaggio corretto per parlare di sessualità?
No, non esiste un linguaggio ‘corretto’ per parlare di sessualità : il linguaggio per l’educazione sessuale non è una ricetta di cucina che serve per preparare sempre la stessa torta; gli educatori devono mettersi in sintonia con i bisogni e l’esperienza interiore di chi ascolta, adeguando il linguaggio alle persone, alle situazioni, alle condizioni in cui si opera, tentando di ridimensionare quello iato che spesso si riscontra fra i termini asettici del linguaggio tecnico e quelli fin troppo fantasiosi degli adolescenti.
Come catturare l’attenzione dei più giovani?
Perché vi sia ascolto, perché vi sia attenzione, occorre utilizzare gli espedienti stessi della sessualità e cioè un linguaggio che si ponga a mezza strada fra il reale e la fumosità del ‘non detto’: l’obiettivo non può essere insomma quello di svelare il mistero della sessualità, perché i misteri possono essere spiegati, ma non svelati.
Quale è l’obiettivo dell’educazione sessuale?
L’obiettivo dell’educazione sessuale consiste nel favorire la consapevole gestione delle proprie pulsioni e la capacità di progettarsi in relazione alle possibili scelte, responsabilità, espressioni creative e comunicative. Non ci si deve muovere da verità precostituite o da modelli prefissati, ma dalla considerazione delle potenzialità da sviluppare, pensando la sessualità come un valore positivo, parte integrante della identità personale e non disgiunta dagli altri fattori di personalità, cioè quelli intellettivi, affettivi e morali.
La sessualità deve essere intesa come espressione di tutto il corpo e dell’intera persona. Educazione sessuale significa educazione al proprio corpo, come insieme e come unità. L’obiettivo deve essere allora l’educazione al e del proprio corpo, come substrato all’affettività e, più in generale, ai sentimenti. Il sesso rientra così a pieno titolo nelle espressioni della personalità e quindi si umanizza.
E’ corretto parlare di “educazione sessuale”?
No. Più che di educazione sessuale si dovrebbe parlare di ‘educazione al proprio corpo’ e qualsiasi lavoro dovrebbe iniziare dalla percezione del corpo e da uno studio non tanto teso a misurare come gli adolescenti percepiscono il proprio organo sessuale, ma come vivono il corpo con le sue capacità comunicative, il suo linguaggio e la sua espressione sociale.
Dr. Walter La Gatta
Problemi di comunicazione in famiglia
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